L’argilla è un materiale semplice: solo acqua e terra. È fatta apposta per fare giochi semplici. E belli. Sa parlare alle mani con parole fatte di buchi, di graffi e di impronte. Sel’appoggi sul viso ti stupirà con una bella sensazione di fresco, e, già che ci sei, avvicina il naso per sentirne l’odore. È un misto di profumo di bagnato (hai presente quell’odore di pioggia che si sente prima che piova realmente?), di cantina, di passeggiate nel bosco.
come si fa
In laboratorio non è importante cosa si fa ma come si fa: i bambini esplorano le caratteristiche dell’argilla attraverso gesti e azioni, sperimentano tecniche artigianali in modo creativo. Provano il piacere di fare da soli, di cimentarsi in qualcosa di nuovo, ma con tempi lenti, che sostengono la riflessione, la curiosità, il senso della meraviglia. Ci si sporca le mani e un po’ di terra finisce anche sotto le unghie.
imprevisti ed errori
Coltiviamo imprevisti ed errori, annaffiamo domande e curiosità, come erbe selvatiche da preservare. Facendo e rifacendo si trova la strada, l’errore diventa stimolo, l’imprevisto un compagno di gioco per nuove avventure creative. E poi l’argilla è bella anche per questo: la plasticità, la disponibilità al cambiamento è proprio nella sua natura.
far bene le cose
Ci piace fare bene le cose, che i bambini abbiano tra le mani strumenti e attrezzature veri, stimolanti, professionali, impregnati del fascino e del sapore dell’esperienza. I telai che usiamo sono di legno: li ha costruiti per noi un vecchio falegname che ha la bottega qui vicino. Ha scelto il legno più duro, affinché non si usurassero troppo in fretta. E anche le parole che usiamo con i bambini sono vere, fatte per non essere consumate in fretta. Parlare con i bambini non significa dover usare un linguaggio semplificato e rimpicciolito: i lucignoli sono lucignoli, gli ingobbi ingobbi e la barbottina si chiama davvero barbottina.
quello che non si vede
E poi c’è quello che non si vede, perché una volta conclusa l’attività portiamo i lavori dei bambini da noi in laboratorio: dovranno asciugare piano piano fino a perdere tutta l’acqua (d’inverno ci vogliono almeno un paio di settimane, d’estate tutto procede più in fretta). Quindi li spugnamo uno ad uno, in modo da rendere i contorni più morbidi, e li mettiamo in forno: l’argilla cuoce a quasi mille gradi, per un ciclo di dodici ore. E altrettante sono necessarie per il raffreddamento.